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Successioni
Impugnazione del testamento: quando può essere disconosciuto l’interesse del successibile ex lege?
La Suprema Corte afferma il principio di diritto in base al quale l’interesse del successibile ex lege ad impugnare il testamento non può essere negato a causa della considerazione solo teorica che sussistano altri successibili che lo precedano nell’ordine successorio, dovendo questi ultimi essere “noti”.
(Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza n. 25077/20; depositata il 9 novembre)
Così si esprime la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 25077/20, depositata il 9 novembre. La Corte d’Appello di Trieste confermava la sentenza con cui il Tribunale aveva negato che l’attrice avesse interesse…
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FAMIGLIA e SUCCESSIONI Successioni Impugnazione del testamento: quando può essere disconosciuto l’interesse del successibile ex lege? La Suprema Corte afferma il principio di diritto in base al quale l’interesse del successibile ex lege ad impugnare il testamento non può essere negato a causa della considerazione solo teorica che sussistano altri successibili che lo precedano nell’ordine successorio, dovendo questi ultimi essere “noti”. (Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza n. 25077/20; depositata il 9 novembre) Così si esprime la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 25077/20, depositata il 9 novembre. La Corte d’Appello di Trieste confermava la sentenza con cui il Tribunale aveva negato che l’attrice avesse interesse ad impugnare il testamento olografo del de cuius, in quanto ella, pur avendo provato la sua qualità di successibile ex lege del testatore per la linea materna, non aveva però dimostrato la mancanza di successibili di grado poziore sul versante paterno. La stessa propone ricorso per cassazione, contestando la dichiarazione di inammissibilità dell’azione per carenza di interesse. La Suprema Corte dichiara il ricorso fondato, osservando come il motivo che ha portato il Giudice di seconde cure a negare l’interesse ad impugnare il testamento da parte della ricorrente consista nella mancanza di una prova documentale certa ed obiettiva relativa alla mancata esistenza di chiamati di grado preferenziale sulla linea paterna. A tal proposito, la Corte di Cassazione chiarisce che la qualità di erede affermata da chi si ritenga successibile ex lege implica non solo la prova circa la sussistenza del rapporto di parentela rilevante dal punto di vista successorio, ma anche la prova dell’inesistenza di chiamati di grado poziore. Tuttavia, prosegue la Corte, tale prova non solo può darsi anche per presunzioni, dalle quali può desumersi il fatto negativo, ma non è neppure necessario che si svolga in termini di certezza, poiché è sufficiente la prova «della evidente probabilità di inesistenza di successibili di grado poziore». Ciò posto, gli Ermellini accolgono il ricorso, cassano la sentenza impugnata e rinviano gli atti al Giudice competente, il quale dovrà decidere sulla base del seguente principio: «l’interesse del successibile ex lege a impugnare il testamento non può essere negato in forza della considerazione, teorica e astratta, che potrebbero esistere altri successibili. L’interesse del successibile potrebbe essere disconosciuto solo in presenza di un chiamato “noto” che lo preceda nell’ordine successorio». FAMIGLIA e SUCCESSIONI Successioni Impugnazione del testamento: quando può essere disconosciuto l’interesse del successibile ex lege? La Suprema Corte afferma il principio di diritto in base al quale l’interesse del successibile ex lege ad impugnare il testamento non può essere negato a causa della considerazione solo teorica che sussistano altri successibili che lo precedano nell’ordine successorio, dovendo questi ultimi essere “noti”. (Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza n. 25077/20; depositata il 9 novembre) Così si esprime la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 25077/20, depositata il 9 novembre. La Corte d’Appello di Trieste confermava la sentenza con cui il Tribunale aveva negato che l’attrice avesse interesse ad impugnare il testamento olografo del de cuius, in quanto ella, pur avendo provato la sua qualità di successibile ex lege del testatore per la linea materna, non aveva però dimostrato la mancanza di successibili di grado poziore sul versante paterno.
La stessa propone ricorso per cassazione, contestando la dichiarazione di inammissibilità dell’azione per carenza di interesse. La Suprema Corte dichiara il ricorso fondato, osservando come il motivo che ha portato il Giudice di seconde cure a negare l’interesse ad impugnare il testamento da parte della ricorrente consista nella mancanza di una prova documentale certa ed obiettiva relativa alla mancata esistenza di chiamati di grado preferenziale sulla linea paterna. A tal proposito, la Corte di Cassazione chiarisce che la qualità di erede affermata da chi si ritenga successibile ex lege implica non solo la prova circa la sussistenza del rapporto di parentela rilevante dal punto di vista successorio, ma anche la prova dell’inesistenza di chiamati di grado poziore. Tuttavia, prosegue la Corte, tale prova non solo può darsi anche per presunzioni, dalle quali può desumersi il fatto negativo, ma non è neppure necessario che si svolga in termini di certezza, poiché è sufficiente la prova «della evidente probabilità di inesistenza di successibili di grado poziore». Ciò posto, gli Ermellini accolgono il ricorso, cassano la sentenza impugnata e rinviano gli atti al Giudice competente, il quale dovrà decidere sulla base del seguente principio: «l’interesse del successibile ex lege a impugnare il testamento non può essere negato in forza della considerazione, teorica e astratta, che potrebbero esistere altri successibili. L’interesse del successibile potrebbe essere disconosciuto solo in presenza di un chiamato “noto” che lo preceda nell’ordine successorio».