Si licenzia per tornare dai genitori: niente assegno divorzile all’ex moglie

FAMIGLIA e SUCCESSIONI

Assegno Divorzile

Si licenzia per tornare dai genitori: niente assegno divorzile all’ex moglie

Vittoria per l’uomo, che vede azzerato lo spettro di un assegno di 200 euro da versare mensilmente all’ex moglie. Decisiva la valutazione della condotta tenuta dalla donna, che ha rinunciato all’improvviso, e di sua spontanea volontà, a un lavoro e si è ritrovata disoccupata.

(Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 1, ordinanza n. 26594/19; depositata il 18 ottobre)

Disoccupata sì ma per scelta. Di conseguenza, va revocato l’assegno divorzile riconosciuto originariamente alla donna. Vittoria definitiva per l’ex marito che aveva da subito contestato il pronunciamento del Tribunale, ossia la sua…

Per la lettura completa dell’articolo: Diritto e Giustizia

Contatta QUI la segreteria per poter fissare il tuo appuntamento in studio, telefonico oppure online con un avvocato o un professionista dello Studio Legale Zambuto di Agrigento.

divorzio coniugi agrigento avvocato separazione divorzio coniugi agrigento avvocato separazione divorzio coniugi agrigento avvocato separazione divorzio coniugi agrigento avvocato separazione divorzio coniugi agrigento avvocato separazione divorzio coniugi agrigento avvocato separazione errore medico sala operatoria decesso domiciliazione tribunale sostituzione udienza giudice di pace caltanissetta 93100 san cataldo 93017infortunio sul lavoro inail testamento biologico olografo successioni eredità ereditaria avvocato legale penale civile alcol test guida in stato di ebbrezza concorso docenti scuola separazione coniugi famiglia divorzio breve assegno mantenimento figli inps pensione invalidità legge 104/92 articolo 3 comma 3 accompagnamento percentuale invalido civile ricorso accertamento tecnico preventivo ricalcolo pensioni recupero crediti diritto risarcimento danno biologico casteltermini canicatti aragona favara castrofilippo naro licata palma di montechiaro porto empedocle raffadali CAP 92015 92014 92020 92024 92026 92021 92027 92028 92025 avvocatoagrigento.it incidente stradale studiolegaleagrigento.com lampedusa linosa 92010 abusivismo lgbt cambio sesso pubblico ministero juventus milan inter napoli akragas girgenti agrigentonotizie scrivo libero esecutore testamentario testatore esecuzioni immobiliari sfratto morosità domiciliazioni domiciliatario valle dei templi giardino della kolymbetra le pagine gialle elenco telefonico sono rosse padova milano bologna ferrar aroma frosinone brescia travagliato cavalli castagne funghi catania linguaglossa rifugio coca cola montagna Joker coomingsoon risarcimento danni FAMIGLIA e SUCCESSIONI Assegno Divorzile Si licenzia per tornare dai genitori: niente assegno divorzile all’ex moglie Vittoria per l’uomo, che vede azzerato lo spettro di un assegno di 200 euro da versare mensilmente all’ex moglie. Decisiva la valutazione della condotta tenuta dalla donna, che ha rinunciato all’improvviso, e di sua spontanea volontà, a un lavoro e si è ritrovata disoccupata. (Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 1, ordinanza n. 26594/19; depositata il 18 ottobre) Disoccupata sì ma per scelta. Di conseguenza, va revocato l’assegno divorzile riconosciuto originariamente alla donna. Vittoria definitiva per l’ex marito che aveva da subito contestato il pronunciamento del Tribunale, ossia la sua condanna a versare ogni mese alla moglie un assegno di 200 euro (Cassazione, ordinanza n. 26594/19, sez. VI Civile, depositata oggi). Lavoro. Ufficializzata in primo grado la cessazione degli effetti civili del matrimonio, i Giudici sciolgono tutti i connessi nodi, incluso quello dell’assegno divorzile. Su questo fronte, in particolare, viene riconosciuto il diritto dell’ex moglie a percepire un assegno mensile di 200 euro. Inutile l’opposizione dell’uomo. Visione opposta, invece, quella adottata in Appello, laddove i giudici osservano che «il marito, maresciallo dei Carabinieri, percepisce uno stipendio annuo netto di 37mila euro», mentre «la moglie percepiva 10mila euro annui dal suo lavoro di commessa» quando «ha deciso» di cambiare città per «trasferirsi presso i suoi genitori» ed «è rimasta priva di occupazione lavorativa». Questa decisione, cioè spostarsi di centinaia di chilometri e rinunciare a un posto di lavoro, è considerata decisiva in secondo grado, poiché ella, «ancora giovane e dotata di piena capacità lavorativa», ha causato volontariamente il proprio «stato di bisogno», che quindi non può essere elemento sufficiente per riconoscerle il diritto a percepire l’assegno divorzile dall’ex marito. Sarebbe stato molto più sensato «continuare a svolgere la propria attività di commessa e cerare eventualmente un impiego più redditizio o più consono alle proprie esigenze personali», chiosano i Giudici d’Appello. Scelta. Inutile si rivela ora il ricorso proposto in Cassazione dal legale della donna. Anche per i Giudici del ‘Palazzaccio’, difatti, ella è responsabile in toto dei propri problemi economici, e quindi non può pretendere ora un contributo dall’ex marito. La valutazione della posizione assunta dalla donna è netta: per i magistrati, difatti, «l’impossibilità di procurarsi mezzi adeguati», da lei lamentata, «non dipendente da una incapacità lavorativa o da fattori esterni», bensì dalla sua «libera scelta». Chiaro il riferimento alla decisione della donna di dire addio a «una occupazione lavorativa che le assicurava un reddito fisso» per cambiare città e tornare a casa dei genitori. Per chiudere il cerchio, infine, viene anche evidenziato che dal materiale probatorio a disposizione non è neanche emerso «un particolare contributo della donna» durante il matrimonio «alla formazione del patrimonio familiare e alla cura della famiglia, né un sacrificio delle sue aspettative lavorative in funzione delle esigenze familiari».